La Val di Cornia a passo di Nordic Walking (Di Fabiola Fani)

Sono Fabiola, sono una biologa marina e lavoro a Piombino per l’Agenzia Regionale per la Protezione ambientale della Toscana.

Sono una biologa e faccio Nordic.

Quando Annalena mi ha chiesto di raccontarvi il mio punto di vista sul nostro territorio, su cui lavoro e nel quale cammino, ho pensato di raccontarvi come il mio lavoro e fare Nordic siano due strumenti diversi, ma complementari, che mi hanno aiutato a legarmi ai luoghi della Val di Cornia. Questo perché ho origini fiorentine, infatti mi sono trasferita a Piombino per lavoro da otto anni, di cui però cinque anni di lavoro in barca, campionando la costa toscana da nord a sud, isole comprese,

o nascosta in laboratorio al microscopio. Non è così che si conosce un luogo, avevo la sensazione di

fare come quelli che vengono in giornata a Baratti o passano di qui per l’isola d’Elba e poi dicono di

conoscere la zona.

Tre anni fa mi hanno spostato al Dipartimento di Piombino: mi occupo di controlli degli scarichi e di monitoraggi delle acque, in tutti i Comuni della zona (Campiglia, Piombino, Suvereto, Sassetta, San Vincenzo) e di tutta l’Elba.

Quindi tre anni fa ho cominciato letteralmente a spostarmi per la Val di Cornia per lavoro.

Tre anni fa ho cominciato anche col Nordic, così ho cominciato anche a percorrere la Val di Cornia in cammino coi bastoncini.

Il Nordic mi ha aiutato a conoscere queste zone e, allenamento dopo allenamento, a legarmi a questi

luoghi fino a sentirmici a casa. Non è stato un processo immediato: mancavano all’appello la conoscenza dettagliata di strade percorse mille volte, di sentieri che vedi e rivedi nei mesi mentre cambiano le stagioni e vivi il tuo quotidiano, degli angoli delle strade con cui, a forza di passare e ripassare, sei in confidenza.

Il mio lavoro mi porta a segnare dei punti su una mappa: i pozzi, i corsi d’acqua, le spiagge, il mare;

col Nordic ho unito i puntini e tracciato i percorsi. Il ritmo del cammino è perfetto per cogliere i cambiamenti lenti, perdersi nei dettagli, fare conoscenza e accumulare ricordi. Mi ha consentito di ridisegnare luoghi e orientarmici, quindi a sentire che, quando torno qui, torno a casa.

Gran parte di questo territorio è dedito all’agricoltura. Al Cafaggio, sulla via che da Venturina porta a Suvereto, facciamo gli esercizi tra vigne e ulivi. C’è il momento dell’anno in cui mi viene naturale

sbirciare i grappoli, quello in cui ci alleniamo salutando chi raccoglie le olive; casca sempre un occhio alle piante di limone vicino alla casa abbandonata. A maggio camminiamo lungo i campi di grano e di girasoli. Case in pietra, spesso trasformate in agriturismi, cani che abbaiano, puledri che nascono, orti, gente che va a caccia, ad asparagi e a funghi.

Percorrendo le strade nella periferia di Venturina, campi di carciofi e papaveri, campi di spinaci e papaveri, semplicemente campi di papaveri. Se ti volti verso la collina, ti si aprono davanti le cave di calcare di Monte Valerio, mentre quando torni in Tufaia a fine allenamento nelle serate fredde puoi veder salire il vapore dalla Fossa Calda: l’acqua ha una temperatura sui 33°C e l’effetto dopo il tramonto è decisamente gotico.

Questa zona è semplicemente molto bella: nei mesi più caldi, l’alba sul Golfo di Baratti, la camminata silenziosa nella macchia sul sentiero che porta a casa Esagono, la vista a tratti sulla necropoli e il bagno nelle acque del golfo, quando non c’è quasi nessuno, valgono la sveglia prestissimo. Nonostante cerchi di mantenere la concentrazione sulla tecnica, non posso fare a meno di stupirmi, ogni volta che la visibilità dell’aria lo permette, di certi tramonti e viste sul mare o sul monte Amiata mentre si scende verso Venturina di ritorno dal giro di Campiglia.

I percorsi su cui ci alleniamo sono per me un’occasione per fare sopralluoghi fuori dall’orario di lavoro, portarsi il lavoro in allenamento: ma a me piacciono entrambi parecchio.

Capita spesso con Annalena di confrontare le previsioni meteo: lei per spostare gli allenamenti, io per confermare le uscite in gommone, si parla di venti e si verifica se l’aria è tersa sul Golfo di Follonica dal Bottaccio.

Perché da queste parti il territorio offre decisamente una grande diversità di paesaggi e percorsi: dal

punto di ritrovo ci allontaniamo con un percorso un po’ a spirale, sempre più ampia, fino alla ‘Sali5’, o ‘Sali3’ (se Anna è clemente), o ‘Sali7’, se Anna è in modalità spietata.

Nei giorni di pioggia, il panorama è quello della tettoia del parco Altobelli. Si torna a casa comunque zuppi di sudore perché, se la salita non c’è, puoi sempre immaginarla!

Se poi la pioggia diventa torrenziale, come giovedì scorso, l’allenamento statico in pochi metri quadri di spazio si sente nei muscoli fino a stamattina.

Il territorio è il nostro fondale, ma in allenamento sei concentrato sugli esercizi, se nel qui e ora, guardi e ascolti te stesso; salite, discese, sterro o asfalto, chilometri o poche decine di metri, sono tutti ingredienti, ma è chi ci guida che li mescola e combina e crea ogni volta un allenamento efficace, mai noioso e sempre divertente: Annalena, la nostra allenatrice, che è decisamente incredibile.

E che ringrazio davvero, con affetto.

Fabiola

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